Donne offese e donne di potere
Le notizie di cronaca degli ultimi giorni sono veramente sconfortanti. Un vero bollettino di guerra. Sono tornata sovente sull’argomento FEMMINICIDIO e VIOLENZA sulle donne in questo blog, ma purtroppo vedo una recrudescenza che conferma una situazione intollerabile.
A mio avviso ci sono alcuni concetti strettamente legati in prima battuta al RUOLO DELLA DONNA nella società e secondariamente all’EDUCAZIONE intesa come sistema di valori trasmessi dai genitori e dal sistema scolastico.
Il ruolo della donna è profondamente cambiato, anche quando non ricopre una posizione di prestigio in un’azienda, in quanto è comunque un individuo che fa parte del mondo del lavoro con ruoli diversi, con una indipendenza economica e con una consapevolezza percepita dalla società in toto. Il significato del RUOLO PERCEPITO è un dato importante in quanto l’opinione prevalente si fonda sul concetto che si forma tra la gente per ESPERIENZA e per CONOSCENZA.
Questo è un punto fondamentale in quanto è ormai sedimentato dalla società che la donna ha consolidato il suo ruolo, in tutte le fasce sociali, di studente e poi di lavoratrice che si somma al ruolo di madre e moglie che invece, a differenza del passato, non è più così automatico. Io credo che questo sia un punto NODALE della questione. La donna nella società italiana non è più necessariamente MOGLIE di qualcuno né tantomeno MADRE. Nonostante le radici cristiane del nostro paese che per decenni hanno cucito addosso alla donna quei due ruoli, convincendola che non poteva essere qualcosa d’altro, beh ora non è più così. La donna può essere felice e realizzata senza un marito e senza un figlio. Non è un assioma. Non è neanche una scelta, necessariamente dettata dalla situazione economica precaria, qualche volta è una scelta CONSAPEVOLE. Questo concetto RIVOLUZIONARIO è diventato un grosso problema di tipo EDUCATIVO.
La famiglia come primo nucleo della società probabilmente è incapace di trasmettere,per vari motivi, come mancanza di DIALOGO, di TEMPO, per SUPERFICIALITÀ’ o qualche volta di accettare, questo concetto, soprattutto quando ci sono dei figli maschi in età adolescenziale. Non è tanto una questione di amore, quanto di POTERE. La maggior parte degli uomini che compiono un femminicidio non possono tollerare l’ABBANDONO o il RIFIUTO, non tanto il riconoscimento di non essere più amati. La mancanza dell’esercizio del potere sulla donna è una privazione che coincide con il ruolo e la visione che l’uomo ha di se stesso. Del suo VALORE.
L’AMORE non conta o meglio spesso la violenza si esercita di fronte alla PAURA dell’abbandono.
La SCUOLA non ha strumenti e ha spesso a che fare con programmi e percorsi che solo incidentalmente toccano argomenti sociali, mentre gli anni adolescenziali sono fondamentali per costruire una visione sana del rapporto uomo-donna.
Ci sono poi alcune considerazioni che riguardano invece le DONNE DI POTERE.
Quando la donna assume un ruolo importante nella società, cioè diventa ministro, docente universitaria, dirigente di società si trasforma e tende a replicare i ruoli maschili di potere.
Spesso, anche se non sempre, comincia con imporre regole lessicali relativamente ai ruoli, imponendo stupide variazioni come l’uso di parole declinate al femminile come se la parità passasse da una vocale. Altre volte scimmiotta l’uomo nell’abbigliamento, nei modi autoritari, usando forme di mobbing allo stesso modo che un dirigente uomo.
LA FORZA DELLA DONNA, indipendentemente dal ruolo che esercita nella società, non sta nello scimmiottare l’uomo ma risiede nella CONSAPEVOLEZZA del ruolo aggiunto che la donna può portare nella società. Questo ruolo è INDIPENDENTE dalla posizione che esercita, dal fatto di essere madre o no, dal fatto di essere moglie di qualcuno o no. L’operaia, la casalinga, l’attrice, la dirigente sono innanzitutto donne che devono essere RISPETTATE A PRIORI.
La vera RIVOLUZIONE del rapporto uomo-donna non passa né dalla RELIGIONE, né dalla BIOLOGIA ma dalla cultura del rispetto dell’INDIVIDUO come essere pensante prima di tutto.