Inquinamento mediatico e lesione dell’immagine
I casi giudiziari come Bossetti, Stasi, Knox e Sollecito, per citarne solo alcuni, e il conseguente INQUINAMENTO MEDIATICO che ne è derivato in questi ultimi anni, ha posto sotto i riflettori, attraverso l’analisi dettagliata dei luoghi del delitto e dei fatti privati, la vita delle vittime e dei loro famigliari, con la collaborazione fattiva di studiosi, psicologi, avvocati e antropologi che si sono avvicendati negli studi televisivi alla ricerca spasmodica di possibili moventi a solo scopo di aumentare gli ascolti. Il dato di fatto è indubbiamente il vantaggio in termini di SHARE e il picco di visibilità che alcuni programmi hanno avuto in stretta dipendenza.
Mai come in questi ultimi anni le vittime di CRONACA NERA, attraverso lo scandaglio della vita privata di tutti i protagonisti, hanno subito una invasione totale in termini di violazione della privacy. Se i membri di una corte d’Assise sono tenuti a giudicare dalle prove emerse in udienza e dagli atti acquisiti, i giudici popolari ma anche gli stessi giudici togati, possono in qualche modo avere subito un’influenza indiretta, rispetto al fatto in toto che andranno ad esaminare in camera di consiglio.
L’influenza indiretta si sostanzia in una forma di CONDIZIONAMENTO ad un livello più profondo del pensiero dei soggetti che poi entreranno nella veste di giudici. Se d’altra parte il GIORNALISMO INVESTIGATIVO svolge un ruolo a volte determinante nella ricerca della soluzione, come ad esempio è accaduto nel caso della ragazza di Potenza ritrovata cadavere sotto l’intercapedine della cattedrale di Potenza, grazie all’intervento massiccio della Sciarelli e del suo programma, dall’altro lato la curiosità morbosa e continua verso le vite private dei protagonisti di queste storie si palesa, a mio avviso, come un’arbitraria lesione dei principali DIRITTI D’IMMAGINE e della dignità che qualsiasi persona sottoposta ad indagine o coinvolta, anche in maniera superficiale, viene a subire.
L’indagato o il famigliare coinvolto si trova, suo malgrado, sotto i riflettori non solamente a livello giudiziario ma anche attraverso una GOGNA MEDIATICA che macina episodi della vita presente e passata, li rielabora, alcune volte li stravolge anche solamente attraverso dettagli e voci di paese, che sicuramente non sono la base del giornalismo d’investigazione ma la colonna del PETTEGOLEZZO fine a se stesso.
Infine si spera che nel giudizio e nella sorte di questi UOMINI E DONNE che sono stati al centro della cronaca, abbia la prevalenza la luce della ragione delle carte processuali, e non la forza pervasiva, anche indiretta dell’INQUINAMENTO MEDIATICO.