L’indifferenza per sopravvivere
L’atteggiamento più forte che mi sembra prevalente anche se poco dibattuto è l’INDIFFERENZA: un meschino modo per sopravvivere. Quando si odia qualcuno si riconosce un nemico, e ai nemici comunque si tributa onore e rispetto, mentre l’indifferenza è qualcosa di ancora più subdolo, più radicato, un bisogno dell’uomo di non dimostrare interesse per le vicende umane di persone vicine e lontane.
L’indifferenza esprime un vuoto, una voragine interiore che nessuno può colmare. La stessa indifferenza delle vite umane che ha condotto il pilota tedesco LUBITZ a inserire nel suo disegno di morte le vite di persone che neanche conosceva. L’EGO assoluto e la sofferenza individuale vissuta come parametro primario e il bisogno di ascoltare solo se stessi, in un delirio di sofferenza e ONNIPOTENZA. Un’altra forma di indifferenza subita ha portato Rita ATRIA a suicidarsi. E’ stata a soli 17 anni, testimone contro la mafia appoggiata anche dal giudice Borsellino, e per questo motivo completamente abbandonata dalla sua famiglia. L’indifferenza ha molte sfumature ma si sostanzia in un continuato disinteresse per le vicende umane di coloro che attraversano la nostra vita. Non so esattamente dove nasca questo sentimento che non ha nulla di umano, ma che sta diventando sempre più corposo, più evidente, più marcato.
La nostra società è popolata di sordi, di persone che non vogliono sentire, non vogliono essere toccate dalla vita di chi li circonda. Questi individui sono ammantati di una superiorità dentro la quale vivono, non spostando mai lo sguardo oltre. D’altro canto la necessità di una visibilità sfacciata li conduce a costruire teatrini sui quali salire come primi attori, autocelebrandosi come icone, senza domandarsi quale premio abbiano vinto nella gara della vita per decidere che la loro traiettoria è meritevole di un palcoscenico, e gli spettatori involontari sono coloro che vivono un’altra vita, un altro film, altrettanto degno di essere raccontato e ascoltato ma sul quale sprezzanti non rivolgono neanche uno sguardo in tralice.
Poi sono gli stessi a piangere davanti a improbabili format televisivi, e poi si commuovono di fronte a storie spesso inventate ai fini della pura audience. Ma tant’è.
PAPA FRANCESCO ha detto:“Mi interessa unicamente fare in modo che quelli che sono schiavi di una mentalità individualista, indifferente ed egoista, possano liberarsi da quelle indegne catene e raggiungano uno stile di vita e di pensiero più umano, più nobile, più fecondo, che dia dignità al loro passaggio su questa terra.”
“Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere.” ALBERT EINSTEIN
Lo stupore e la meraviglia sono sentimenti che appartengono all’essere umano, e le STORIE degli uomini ci devono coinvolgere, toccare, perché la cifra distintiva della creatura umana ha la sostanza della sensibilità, solo così la parabola della nostra esistenza acquisisce un senso autentico.