Attualità

Werner Bischof: centinaia di scatti in fondo al cuore dell’umanità.

By on 25/10/2013

A Palazzo Reale di Torino fino al 16 febbraio 2014 è in corso una retrospettiva di straordinario impatto emozionale. Si tratta di un itinerario fotografico che ripercorre la carriera professionale di un fotoreporter svizzero, Werner Bischof. L’esposizione è organizzata dalla Casa Editrice Silvana Editoriale in collaborazione con l’agenzia fotografica Magnum Photos e la Direzione Regionale per i beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte.

Il percorso espositivo si compone di 105 fotografie in bianco e nero, divise in 7 sezioni (Zurich 1945, Europe after the war 1945-1950, Japan 1951-1952, Korea 1951-1952, Hong Kong/Indochina 1951-1952, India 1951-1952, North/South America 1953-1954) che illustrano l’intensa e fulminea carriera del fotografo svizzero.

Bischof nasce a Zurigo nel 1916. Dapprima fotografo di moda, poi nel 1945, dopo aver testimoniato attraverso un viaggio di lavoro in Germania e Olanda la devastazione successiva al conflitto, la sua fotografia acquisisce spessore e diventa osservazione documentaristica e fotogiornalismo. La cruda realtà post-bellica non è più mera documentazione, analisi fredda del territorio, ma racconto lucido che diventa testimonianza dei drammi privati.

La grandezza di questo fotografo, si palesa nell’uso sapiente della luce e nello sguardo dell’obiettivo che oltrepassa l’oggetto, l’individuo, la natura, per cogliere ciò che sta dentro quel luogo o quella persona. La storia dei paesi fotografati è racchiusa in uno scatto che coglie la desolazione della guerra, la povertà negli occhi dei bambini, o gli sguardi delle donne carichi di speranza. Ma si rivolge anche ad altri aspetti della civiltà come, negli Stati Uniti, quando testimoniò la rivoluzione della tecnologia, allora agli albori negli anni cinquanta.

Nel 1951 arriva finalmente la consacrazione internazionale con il reportage sulla carestia nella regione indiana del Bihar, per conto della rivista americana “Vogue”. Rimane profondamente colpito dalla povertà della popolazione indiana e dalle condizioni estreme di vita in quelle regioni,e riesce a mantenere intatta la sua sensibilità per la perfezione tecnica, utilizzando la luce come elemento creativo e realizzando delle immagini di grande impatto.

Muore improvvisamente a 38 anni per un incidente automobilistico sulle Ande Peruviane e lascia in eredità una documentazione fotografica, che è prima di tutto, una testimonianza giornalistica dell’aspetto umano e del dramma di intere popolazioni.
www.ilpalazzorealeditorino.it

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