Stalking:le radici della paura
Da qualche giorno ho terminato la lettura di un libro il cui argomento è purtroppo di stretta attualità. Si tratta di un saggio di Luciano Garofano ex Comandante dei Ris di Parma e di Rossella Diaz. Ne: ” I labirinti del male” si parla di femminicidio, stalking e violenza sulle donne. Pare che nel mondo ogni otto minuti venga assassinata una donna, in Italia ne viene uccisa una ogni due giorni. Nel libro si possono trovare elenchi di dati, statistiche, presentazione dei casi più difficili e dolorosi e consigli alle donne su come difendersi da possibili aggressori.
E’ difficile capire come si sia potuti arrivare a questo punto.
Qual’è l’immagine della donna che produce questi effetti devastanti nelle mente di alcuni uomini? E’ solamente la percezione dell’impossibilità di controllare l’evoluzione di una storia, di accettare la fine di una relazione oppure è qualcosa di più?
Perché una perdita non può essere accettata con la giusta dose di sofferenza e metabolizzata gradualmente, ma anzi sembra quasi che non si possa accettare il rifiuto o il distacco e quindi lo stalking diventa un modo di relazionarsi in negativo. Non posso avere un rapporto normale quindi perseguito la donna che mi rifiuta.
La libertà della donna è ancora percepita con fastidio, la mancanza di controllo nei suoi confronti e quindi la libertà nelle scelte, nelle frequentazioni. Lo stalking rappresenta il rovescio della medaglia e il prezzo da pagare in una società in cui le separazioni e i divorzi sono stati accettati, ma evidentemente il concetto di legame che si percepisce è molto debole e l’uomo fragile capisce che non può contrastare un diritto riconosciuto dalla legge se non attraverso un atto di forza estremo.
L’Occidente evoluto, patria dei diritti e dell’uguaglianza sociale, ha sviluppato nel suo seno una malattia che si espande come un virus, attraverso ceti sociali differenti ed età diverse. L’azione cruenta diventa un modo anomalo per parlare ad una donna che non vuole ascoltare. Faccio del male perché così forse mi libero di un’ossessione e affermo in maniera disperata il mio amore malato.
La paura dell’abbandono domina tutti gli aspetti della vita e in alcuni casi diventa un enorme coperta che soffoca ogni apertura verso il nuovo, crea solchi e fratture tra uomo e donna. Invece la paura della fusione e dell’annullamento della propria identità nell’altro può indurre nella donna la necessità del distacco, per non ripetere ciò che nelle società orientali è dominante: la figura della donna/serva.