Attualità

Hadia Tajik e la cultura che travalica i confini

By on 16/01/2013

Dal settembre scorso la Norvegia si è data un ministro della cultura che è donna, pakistana e ha ventinove anni. Si chiama Hadia Tajik ed è la prima persona di fede mussulmana che ricopra una posizione di prestigio come il dicastero della cultura in Norvegia. Ci sono state diverse perplessità espresse da parte del popolo scandinavo sulla capacità di una persona che non ha radici in quel paese di rappresentare degnamente la cultura di quel popolo.

Non entrando nel merito dell’incarico, cioè nell’opportunità di scegliere una persona a prescindere dal suo credo religioso, mi sembra importante soffermarmi su due fatti che non sono così scontati. Il primo dato è che quel paese abbia scelto come rappresentante della cultura una donna giovane ritenendola capace di promuovere la cultura, cosa che è difficilmente realizzabile in un paese come il nostro. Quando ancora in Italia si parla di “quote rosa“ non è al momento prevedibile, purtroppo, che una donna così giovane possa ricoprire un incarico che è nello stesso tempo espressione delle potenzialità di un paese e vetrina dei valori che lo fondano.

Poi c’è un ulteriore dato che deriva da una battuta pronunciata dalla Tajik in relazione alle contestazioni riferite sulle sue mancate radici in Norvegia. Il ministro norvegese si è così espressa:”l’uomo non ha radici ma ha piedi che gli conferiscono la libertà di muoversi”. Questo concetto che a prima vista sembra in contrasto con l’identità di un popolo, in realtà ha un significato più alto.

Il ministero della cultura ha come obiettivo primario quello di diffondere nel mondo l’identità di un paese e le sue potenzialità. Se una donna è capace, preparata e ha deciso di vivere in quel paese e di impegnarsi in politica deve per ciò stesso essere in grado di diffondere i valori, che sono espressione non solo della cultura locale ma anche delle molte culture che fanno parte integrante di quel paese. Una nazione è grande quando non chiude il confronto con le altre etnie che hanno contribuito a formarla, ma rispetta e valorizza le autonomie locali alimentando lo sguardo verso l’altro con sentimenti di amicizia e di condivisione.

 

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