Oppressione e violenza: no grazie
Il 25 novembre 2012 è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Questo tipo di violenza ha molte facce. C’è quella più evidente e drammatica che coinvolge alcuni paesi del sud del mondo come ad esempio il Brasile, dove alla bassa scolarità si accompagna di solito lo sfruttamento delle donne e la violenza fisica. E’ stimato infatti che ogni anno il 5,8% delle donne a Fortaleza in Brasile è vittima di violenza o viene uccisa. (fonte Mapa da Violencia 2012- ministero della salute del Brasile). In molti paesi le donne non hanno voce, sono sfruttate e discriminate e questa condizione va a braccetto con l’alto grado di abbandono della scuola e la povertà.
In Italia nel 2011 sono state 97 le donne uccise, inoltre la vittima di un omicidio da parte di un ex partner è passata da 101 nel 2006 a 127 nel 2010 (Corriere della sera- la 27.ma Ora 27/4/2012). La violenza domestica risulta essere la forma di violenza più diffusa che continua a colpire le donne in tutto il paese. Se il primo dato, quello relativo al Brasile e in generale ai paesi del sud del mondo, è un dato strettamente legato alla povertà, alla bassa scolarizzazione e all’evidente sfruttamento a fini economici, non è esattamente la stessa cosa per il nostro paese. Non è più una questione di bassa scolarità ma si tratta di un disagio molto più profondo. Bisogna domandarsi da dove nasce questo disagio e quale retaggio culturale ne sia alla base. Nel nostro paese le donne sono impegnate sul lavoro, nel sociale. Eppure questi dati parlano. Parlano di donne che subiscono partner violenti, che vengono uccise o che vivono forme più sottili di violenza. Ad esempio la violenza psicologica. Questa è una forma di violenza silenziosa e invisibile ma non per questo meno devastante di quella fisica e assume la forma di una continua disapprovazione per cui qualsiasi comportamento risulta sbagliato e inadatto. Si palesa con parole, gesti, sarcasmo, disprezzo, derisione, mancanza di libertà di movimento o limitazione della libertà economica. Tutti comportamenti atti a mettere in dubbio la capacità di decisione della donna e a destabilizzarla. Quando questi comportamenti sono rivestiti dalla patina di un amore romantico, quando la millenaria tolleranza delle donne si esprime attraverso il sogno del cambiamento del proprio partner, ecco che la donna subisce fino alle conseguenze estreme. Nella vita di coppia e nella società il rapporto con l’essere femminile diventa esercizio del dominio e paura del confronto. Non esistono ricette e soluzioni a breve termine se non una maggiore consapevolezza e una rete capillare di strutture a cui chiedere sostegno e aiuto quando si decide di rompere il silenzio.